L’editing impara dai vaccini a RNA

La pandemia ha accelerato i progressi nel campo delle nanoparticelle lipidiche e adesso a beneficiarne saranno le terapie avanzate che si basano sul sistema CRISPR.

I problemi della terapia genica sono tre: vettori, vettori, vettori. Il primo a dirlo potrebbe essere stato il premio Nobel Harold Varmus, poi tanti ricercatori hanno ripreso questo slogan che resta tuttora vero. Volendo aggiornare la celebre frase, comunque, si potrebbe aggiungere che le sfide sono tre: manufacturing, manufacturing, manufacturing. In effetti oltre a progettare sistemi sempre più efficienti e sicuri per trasportare nei tessuti giusti le molecole necessarie a correggere il DNA, bisogna riuscire a produrli su larga scala, per poter rendere i trattamenti disponibili a un numero potenzialmente elevato di pazienti. La buona notizia è che i recenti progressi in questa direzione sono stati notevoli. [Continua su Osservatorio Terapie Avanzate]

CRISPR-PASTE incolla geni interi

Il modello classico di CRISPR, quello premiato con il Nobel nel 2020, taglia entrambi i filamenti del DNA grazie alle affilate forbici molecolari dell’enzima Cas9. Disattivando parzialmente le forbici e aggiungendo alla Cas9 un altro enzima (retrotrascrittasi, RT nella figura) qualche anno fa è stato inventato il “prime editing”, che è più accurato ma può cambiare al massimo qualche decina di lettere. Ora a questi due pezzi è stato assemblato un terzo elemento (LSR, che sta per grande ricombinasi a serina). Il nuovo strumento a tre blocchi potrebbe rivelarsi utile per curare le malattie genetiche in cui non basta correggere un piccolo refuso ma è necessario sostituire un gene nella sua interezza. (Continua su Osservatorio Terapie Avanzate)

Come stanno le tre bimbe CRISPR?

Rielaborazione di un disegno di Stefano Navarrini con elemento grafico IGI

Destreggiandosi fra i no-comment e le dichiarazioni rilasciate a patto di mantenere l’anonimato, Nature Biotechnology ha fatto il punto sul caso delle due gemelline nate in Cina nell’autunno del 2018 e sul terzo bebè CRISPR venuto alla luce pochi mesi dopo nell’ambito dello stesso progetto. Il nome di fantasia assegnato a quest’ultimo implica che sia un’altra femmina: Amy. Le prime due possiamo continuare a chiamarle Lulu e Nana, gli pseudonimi scelti tre anni fa dal biofisico dell’università di Shenzhen He Jiankui per annunciarne la nascita su YouTube. La rivelazione arrivò dopo uno scoop giornalistico e venne confermata dallo scienziato stesso al Summit internazionale sull’editing del genoma umano che si teneva a Hong Kong. (Continua su Osservatorio Terapie Avanzate)

Riorganizzare i brevetti perché CRISPR sia di tutti

I segnali di buona volontà ci sono ma molto resta da fare, perché le rivendicazioni di proprietà intellettuale sulla tecnologia per l’editing genomico crescono vertiginosamente, soprattutto in Cina e negli Stati Uniti.  

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CRISPR: i progressi durante la pandemia

Non perdetevi il numero di luglio di Nature Biotechnology dedicato alla frontiera terapeutica di CRISPR. Come ricorda l’editoriale, lo scoppio della pandemia lo scorso marzo ci ha distratto dai progressi in corso nel mondo dell’editing. Nel frattempo però un altro capitolo di storia della medicina ha iniziato a essere scritto all’Oregon Health & Science University Casey Eye Institute.

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Zanzare all-male, la nuova strategia genetica per la malaria

Credit Alekos Simoni

Il nome di Andrea Crisanti è noto ai più per il caso studio di Vo’ Euganeo e per la strategia di sorveglianza attiva che sta aiutando il Veneto ad arginare l’epidemia di COVID-19. Ma il medico romano è anche il pioniere di una tecnologia di frontiera per il controllo della malaria: i “gene drive”. L’idea, sviluppata con il suo gruppo di ricerca dell’Imperial College di Londra e pubblicata l’11 maggio su Nature Biotechnology, consiste nel modificare le zanzare che trasmettono il plasmodio della malaria, appartenenti alla specie Anopheles gambiae, in modo tale da far nascere solo gli esemplari del sesso che non punge. Non essendoci abbastanza femmine per sostenere la riproduzione, le popolazioni di insetti vettori collasserebbero e si fermerebbe la trasmissione della malattia. (Continua su Osservatorio Terapie Avanzate)

CRISPR in campo: il mais waxy rende di più

Su Nature Biotechnology di maggio si parla del mais waxy sviluppato da Corteva. Non sappiamo ancora quando debutterà sul mercato, ma le sperimentazioni su campo, svolte in 25 località degli Stati Uniti con dodici linee editate, hanno dato ottimi risultati. Secondo lo studio firmato da Huirong Gao e colleghi, l’editing consente di risparmiare un anno di tempo e di guadagnare mediamente 370 chili in più per ettaro rispetto alle varietà waxy ottenute con le tecnologie di incrocio e selezione più avanzate.

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Il nuovo golden rice dell’era CRISPR

Su Nature Communications arrivano i primi chicchi arricchiti di beta-carotene con l’editing genomico, ma per la legge sarebbero OGM come il riso dorato prodotto vent’anni fa con l’ingegneria genetica classica

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Un orto verticale per CRISPR

Il cibo lo volete a chilometro zero, senza pesticidi, a basso consumo di suolo e di acqua? La riposta potrebbe arrivare dall’urban farming e dagli orti verticali, almeno per i consumatori benestanti. Finora le coltivazioni indoor hanno preso piede più che altro per insalate e ortaggi da foglia, ma l’editing genomico promette di allargare il menù e la Nasa guarda agli sviluppi con interesse.

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