La faccia più buia del genoma

Su Le Scienze di dicembre, ora in edicola, c’è una mia lunga ricognizione nell’ignoroma. Sì, avete letto bene: l’ignoroma è il genoma di cui ignoriamo tutto o quasi e ammonta a circa un terzo del totale. Li chiamano geni dark (oscuri) proprio perché sono sottostudiati, di solito infatti i ricercatori preferiscono concentrarsi su target più vicini al traguardo delle applicazioni cliniche. Ma tra questi elementi trascurati potrebbero nascondersi i farmaci blockbuster del futuro. Ne ho parlato con il bioinformatico danese Søren Brunak e con due vincitrici del primo bando Telethon dedicato al “dark genome”. Enza Maria Valente e Silvia Nicolis si occupano entrambe di genetica del neurosviluppo, anche se si concentrano su malattie differenti. [NB: tra gli strumenti utili per fare luce sui geni che sono ancora enigmatici, nonostante siano passati oltre vent’anni dal sequenziamento del genoma, ovviamente, c’è anche CRISPR]

Terapia genica: oltre ai profitti c’è di più

Shana è una bambina di origini siriane affetta da immunodeficienza severa di tipo ADA-SCID, trattata con successo a Milano con lo Strimvelis. Recentemente l’azienda produttrice ha deciso di non commercializzare più questa terapia genica perché poco remunerativa.

Nonostante gli ottimi risultati clinici il trattamento simbolo del San Raffaele-Telethon non interessa più all’industria farmaceutica. In soccorso dei pazienti arriverà una nuova fondazione no profit ma questa storia è soltanto l’inizio di una sfida epocale: per tenere viva la ricerca e rendere disponibili i suoi frutti servono riforme e buona volontà.

Ne ho scritto su Le Scienze dopo una lunga chiacchierata con Francesca Pasinelli, Alessandro Aiuti e Luigi Naldini. L’articolo è accessibile sul sito della rivista, senza paywall.

Il genoma umano senza errori e senza buchi

Il consorzio T2T ha completato il lavoro: abbiamo finalmente una sequenza completa e corretta, che fa luce sull’8% del genoma mancante o mal sequenziato dal Progetto Genoma Umano. Disporre di una sequenza di riferimento senza lacune e senza errori servirà anche all’editing genomico. Per saperne di più, qui c’è il pezzo che ho scritto per il Corriere della sera e qui l’intervista che ho fatto per Le Scienze a uno dei bioinformatici del progetto T2T, Giulio Formenti.

Aspettando le ricadute biotech del Progetto Mammut

La scorsa settimana ha fatto clamore la notizia della company specializzata in de-estinzione (ovvero resurrezione biotecnologica delle specie estinte) lanciata da George Church. Qui sopra potete vedere un piccolo assaggio della rassegna stampa internazionale. Io ho scritto un lungo articolo per Le Scienze, che affronta la questione dal punto di vista scientifico ma anche etico. Qui su CRISPeR Mania vale la pena di riprendere almeno un concetto.

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La svolta dell’editing in vivo

Credit: Intellia Therapeutics

Su Le Scienze oggi spiego perché è davvero importante l’ultimo exploit di Intellia Therapeutics, la company co-fondata da Jennifer Doudna, che insieme a un’altra società americana e altri partner internazionali ha da poco pubblicato un lavoro sul New England Journal of Medicine. Si tratta della sperimentazione clinica di una terapia genica a base di CRISPR per l’amiloidosi da accumulo da transtiretina. I sei pazienti trattati ne hanno tratto beneficio senza gravi effetti collaterali (NPR racconta l’esperienza di uno di loro), ma la rilevanza del trial va ben oltre questa malattia rara e fatale causata da mutazioni nella proteina TTR.

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Il genoma compie 20 anni (e il meglio deve ancora arrivare)

Science e Nature del 16/15 febbraio 2001

Il titolo è lo stesso – “The human genome” – e i numeri delle due riviste sono entrambi da collezione. Nature sfoggia in copertina il fotomosaico di una doppia elica, costruito assemblando tante minuscole foto di donne e di uomini. Come a dire: il DNA siamo noi ed è di tutti. La cover scelta da Science è più patinata, con i volti di sei persone diverse per etnia, sesso ed età, disposti in modo da alludere vagamente ad un intreccio. Sullo sfondo della mia copia spiccano pochi segni tracciati a pennarello. Si tratta dell’autografo di Craig Venter, lo scienziato che nel 1998 con la sua company Celera Genomics ha osato sfidare il consorzio internazionale dello Human Genome Project, costringendolo ad accelerare il passo. Purtroppo non ho la firma di Francis Collins, che nel 1993 ha preso il posto di James Watson a capo dello sforzo pubblico e ha portato a termine l’impresa. È lui l’altro protagonista della gara che sul finire degli anni ’90 ha appassionato scienziati e osservatori, per poi concludersi diplomaticamente in un pari e patta. (Continua su Le Scienze)

Correggere il DNA prima della nascita: sì o no?

Le biotecnologie continuano a suscitare una generica diffidenza nell’opinione pubblica ma, secondo l’ultimo sondaggio svolto dal Pew Research Center in venti paesi tra cui l’Italia, la maggioranza delle persone è favorevole all’editing degli embrioni a scopo terapeutico. Sorprende l’India, che dice sì anche al potenziamento dell’intelligenza.

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Non è mai troppo tardi per imparare a crispare

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“Non è mai troppo tardi per imparare a riscrivere un genoma, si potrebbe dire parafrasando la vecchia trasmissione televisiva con cui il maestro Manzi ha insegnato l’italiano agli italiani. Insomma eccomi qui, a scuola di CRISPR. Non ho davanti un kit-giocattolo ordinato online, come quelli con cui si è già cimentato qualche collega giornalista in Italia e non solo. Ho la fortuna di partecipare a un corso a numero chiuso, organizzato dalla Società Italiana di Genetica Agraria (Siga) a Grugliasco, presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino. Dopo aver scritto tanto su CRISPR, sarò capace di “crispare”?”. Continua a leggere