Salvataggi genetici per la biodiversità? Avanti con cautela

Photo©IUCN/Andrew McConnell/Workers Photos

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha respinto la richiesta di moratoria e approvato una risoluzione che riconosce rischi e benefici delle tecniche SynBio, auspicando valutazioni caso per caso

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I gene drive e l’etica dell’estinzione programmata

Sin dalle sue origini Homo sapiens ha spinto molte specie sull’orlo dell’estinzione, e talvolta irrimediabilmente oltre. Lo abbiamo fatto per sfamarci, difenderci, colonizzare, coltivare, bonificare, arricchirci. Spesso senza esserne pienamente consapevoli. Farlo oggi, intenzionalmente, nell’epoca dei trattati sulla biodiversità e degli sforzi per la conservazione, può apparire come un atto assurdo ed estremo. Ma non mancano gli esempi di organismi considerati altamente nocivi per la salute o per l’ambiente. In quali circostanze sarebbe ammissibile eliminarli ricorrendo alle tecnologie genetiche? Abbiamo il diritto di cancellare dalla faccia della Terra un’altra forma di vita? Probabilmente queste domande non hanno una sola risposta giusta, ma un gruppo di biologi, ecologi, naturalisti, bioeticisti e scienziati sociali ha organizzato un workshop per discuterne e ha provato a rispondere sulla rivista Science analizzando tre casi concreti: la mosca assassina (Cochliomyia hominivorax) in Sud America, la zanzara della malaria (Anopheles gambiae) in Africa, i topi e i ratti (Mus musculus, Rat­tus rattus, Rattus norvegicus) nelle isole dell’Oceania. [Continua su Le Scienze]

Ignoranza e cesoie

Vi ricordate gli attivisti che buttavano la passata di pomodoro sui capolavori  dell’arte? Certo che sì. Servizi sui Tg, sdegno corale, richieste di punizioni esemplari. Per fermarli è stata varata la legge numero 6 del 22 gennaio 2024 con le “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”. Un’altra domanda: vi ricordate gli attivisti che hanno divelto reti di protezione, sradicato piante frutto della ricerca italiana, sabotato sperimentazioni progettate per rendere l’agricoltura più sostenibile? Probabilmente no, perché hanno agito di notte col passamontagna. E perché sia i media che la politica hanno speso ben poche parole quando questi episodi sono accaduti, nel giugno 2024 ai danni dell’Università di Milano e nel febbraio del 2025 ai danni dell’ateneo di Verona.

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Allevamento più amico del clima? Ci prova CRISPR

Questo video è stato prodotto dall’Innovative Genomics Institute, il centro fondato da Jennifer Doudna per portare i benefici della ricerca genomica nel mondo reale. Racconta come i ricercatori cercano di raggiungere un obiettivo ambizioso: modificare i microbi produttori di metano che rendono l’allevamento di bovini tanto dannoso per il futuro del clima. L’audio è in inglese, perciò a seguire riportiamo il trascritto in italiano.

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La sfida della biodiversità al Salone di Torino

Il programma del Salone è disponibile qui

Ci sono molte domande che mi piacerebbe fare al professor Chiarucci, ordinario di botanica ambientale all’Università di Bologna. Una è se sente aria di “greenlash”, ovvero se dopo l’onda verde del 2019 è iniziata una fase contraria, come qualcuno ha ipotizzato quando sono esplose le proteste degli agricoltori contro le politiche ambientali di Bruxelles. Un’altra domanda riguarda il salvataggio genetico delle specie a rischio come il castagno americano, funzionalmente estinto a causa di un fungo arrivato dall’oriente. Questi alberi con grande valore simbolico oltre che ecologico potrebbero essere reintrodotti con una piccola correzione genetica che li rende resistenti. In alternativa possiamo rassegnarci a foreste in cui non svettano più. Sarebbe preferibile il primo scenario o il secondo? Quale dei due è più “naturale”?

Dopo il voto europeo, coltiviamo un’agricoltura migliore

Siamo lieti di ospitare un intervento di Marco Pasti, tradotto e riadattato da Global Farmer Network

Recentemente il Parlamento europeo ha deciso di dare una chance alle Nuove Tecniche Genomiche in agricoltura (NGT), e questa è una buona notizia per chi, come me, lotta per produrre cibo in un periodo di cambiamenti climatici. Nella mia azienda agricola vicino a Venezia mi dedico a una varietà di colture: mais, soia, grano e altro ancora. Con l’avvicinarsi della primavera abbiamo potato noci e viti da vino e abbiamo preparato il letto di semina per le barbabietole da zucchero. Puntiamo all’efficienza e alla sostenibilità, soprattutto per adattarci a un clima mutevole e imprevedibile. Il nostro obiettivo ogni anno è quello di coltivare tanto e bene, in modo da guadagnarci da vivere e permettere ai consumatori di godere di alimenti sicuri, genuini, convenienti e abbondanti.

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Il piccolo grande passo di Vittoria

Chi si ferma è perduto, perché alla fine è tutta una questione di evoluzione. Mutando, gli organismi possono riuscire a sopravvivere alle condizioni avverse. Cambiando approccio, la comunità scientifica può superare gli ostacoli tecnici. E quando nuovi problemi (i cambiamenti climatici, ad esempio) scalano la lista delle priorità, l’agenda politica può aggiornarsi di conseguenza (questo è il senso del comma favorevole alla ricerca scientifica approvato nel decreto siccità lo scorso giugno). Di fronte a questo panorama in evoluzione non è rimasta certo ferma Vittoria Brambilla, la genetista vegetale dell’Università di Milano che ha il merito di aver piantato una prima simbolica bandierina nel suolo lunare della burocrazia italiana in materia di sperimentazioni in campo con piante dal DNA ritoccato.

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Piante CRISPR, inizia l’avventura italiana

Una varietà di riso modificata con CRISPR/Cas9 potrebbe crescere in un campo sperimentale in Italia settentrionale questa primavera, in base alle nuove norme introdotte nel 2023. Un team dell’Università di Milano è stato infatti il primo gruppo di ricerca del Paese a presentare una domanda di autorizzazione sfruttando una modifica legislativa che ha semplificato le regole per le sperimentazioni sul campo di piante sviluppate con l’editing genomico o la cisgenesi. E con diversi altri gruppi che si preparano a presentare proposte di sperimentazione, potrebbe aprirsi presto una nuova stagione per la genetica agraria in Italia. [Continua a leggere su Nature Italy]

Prima notifica CRISPR in Italia!

Congratulazioni a Vittoria Brambilla dell’Università di Milano per il suo riso resistente al brusone, la prima pianta editata che si candida alla sperimentazione in campo nel nostro paese (ne ho scritto su Nature Italy)

Creato con NightCafe su input di Anna Meldolesi

NGT/TEA: dite la vostra sulla proposta UE

La Commissione Europea sta raccogliendo commenti sulla proposta di regolamento sulle Nuove Tecniche Genomiche (NGT) presentata il 5 luglio. In questa pagina ci sono tutti i documenti utili a farsi un’opinione: dai criteri per stabilire quando una pianta NTG (in Italia si usa anche la sigla TEA, Tecniche di evoluzione assistita) è equiparabile a una pianta convenzionale, fino ai calcoli sui costi della coesistenza per i produttori del biologico (si veda in particolare l’Impact assessment report). I feedback ricevuti durante il periodo di consultazione (8 settimane, estendibili) saranno riassunti dalla Commissione europea e presentati al Parlamento europeo e al Consiglio con l’obiettivo di alimentare il dibattito legislativo. In generale, CRISPeR Mania apprezza la proposta di regolamento, soprattutto per l’attenzione rivolta ai benefici promessi dalle nuove tecniche genomiche in termini di sostenibilità ambientale.