Dopo il voto europeo, coltiviamo un’agricoltura migliore

Siamo lieti di ospitare un intervento di Marco Pasti, tradotto e riadattato da Global Farmer Network

Recentemente il Parlamento europeo ha deciso di dare una chance alle Nuove Tecniche Genomiche in agricoltura (NGT), e questa è una buona notizia per chi, come me, lotta per produrre cibo in un periodo di cambiamenti climatici. Nella mia azienda agricola vicino a Venezia mi dedico a una varietà di colture: mais, soia, grano e altro ancora. Con l’avvicinarsi della primavera abbiamo potato noci e viti da vino e abbiamo preparato il letto di semina per le barbabietole da zucchero. Puntiamo all’efficienza e alla sostenibilità, soprattutto per adattarci a un clima mutevole e imprevedibile. Il nostro obiettivo ogni anno è quello di coltivare tanto e bene, in modo da guadagnarci da vivere e permettere ai consumatori di godere di alimenti sicuri, genuini, convenienti e abbondanti.

Finora norme e regolamenti hanno limitato il nostro accesso alle tecnologie migliori. Penalizzando gli OGM, una generazione fa, l’Europa ci ha sottratto la possibilità di piantare colture che avrebbero aiutato a incrementare i raccolti, riducendo al tempo stesso la dipendenza da erbicidi e pesticidi. Il risultato è che siamo rimasti indietro rispetto ai nostri colleghi in Nord e Sud America e altrove. I nostri raccolti di mais, ad esempio, sono diminuiti. Per almeno due decenni, ogni anno abbiamo prodotto dal 10 al 30% di raccolto in meno rispetto a quanto avrebbero consentito le più recenti tecnologie. Come se non bastasse, la qualità degli alimenti ne ha risentito, perché le nostre colture sono meno capaci di combattere le malattie.

Stiamo ottenendo prezzi più bassi per ciò che produciamo. Calcolare con precisione le perdite è impossibile, ma i consumatori italiani hanno speso per mangiare miliardi di euro in più del necessario. L’Italia era autosufficiente per il mais, ma l’anno scorso ne ha importato 7 milioni di tonnellate. Non è un problema solo italiano, ovviamente. La mancata accettazione di tecnologie sicure ha danneggiato i consumatori e i coltivatori di tutta Europa.

Nei mesi scorsi gli agricoltori di molti paesi europei, tra cui l’Italia, hanno dato vita a proteste di massa, bloccando le strade e guidando i trattori nei centri urbani. La maggior parte dei servizi giornalistici si è concentrata sulle loro preoccupazioni per tasse e regolamenti, ma non ha colto il punto più importante: si tratta, in definitiva, di una questione di scarsa competitività, che affonda le sue radici nel rifiuto da parte dell’UE delle moderne tecnologie agricole basate sulla scienza.

Il Parlamento europeo ora ci ha offerto un’ancora di salvezza. Con il voto del 7 febbraio ha dato ascolto alle raccomandazioni di scienziati e regolatori e ha accolto la proposta della Commissione, compiendo un piccolo ma significativo passo per uscire dall’eclissi quasi totale dei moderni strumenti genetici nell’agricoltura dell’UE.

La potenziale accettazione delle NGT significa che nel prossimo futuro, nella mia azienda agricola, avrò maggiori possibilità di coltivare piante in grado di resistere agli stress del cambiamento climatico, come siccità, inondazioni e violenti temporali, nonché alla pressione di malattie, infestanti e parassiti. Coltiverò più cibo e cibo migliore, utilizzando alcune delle migliori conoscenze scientifiche e tecnologie del mondo.

Questa è la mia speranza, ma nulla è assicurato. Il recente voto rappresenta solo una tappa di una lunga marcia. La proposta della Commissione dovrà essere adottata dal Consiglio degli Stati membri che non hanno ancora raggiunto un accordo. I dettagli della normativa continueranno a essere discussi e le NGT hanno molti nemici, tra cui gruppi ideologici come Greenpeace. In passato la loro propaganda ha messo l’Europa contro gli OGM, a discapito di tutti. La buona notizia è che adesso gli scienziati hanno deciso di non rimanere in silenzio e hanno iniziato a fare campagna a favore delle piante NGT.

Troppo spesso, però, il dibattito si è concentrato sulle tecniche utilizzate e su come funzionano, piuttosto che sul fatto che servono a sviluppare colture con caratteristiche migliori. E che di conseguenza potranno stare meglio gli agricoltori, starà meglio l’ambiente, se ne avvantaggeranno i consumatori così come i programmi di ricerca, che sono rimasti a lungo bloccati per l’impossibilità di condurre le necessarie prove sul campo e di commercializzare i prodotti finali.

In un mondo con una popolazione in crescita e alle prese con i mutamenti del clima, non disponiamo di tempo illimitato per migliorare la produzione. Gli agricoltori devono far sentire la loro voce: è arrivato il momento di dare una chance agli avanzamenti della tecnologia.

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