Piante CRISPR & clima: serve un nuovo Principio di precauzione

La rivista Global Food Security ha pubblicato un’interessante analisi di Sarah Garland (Earth Institute, Columbia University), che suggerisce di ribaltare la prospettiva sul Principio di precauzione, invocandolo per sostenere l’importanza delle nuove biotecnologie per l’agricoltura alle prese con la crisi climatica. Se si porta l’attenzione, com’è opportuno e doveroso, sulla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici, l’approccio precauzionale caro al movimento ambientalista e alle istituzioni europee può diventare un argomento fondamentale nella campagna a favore delle piante geneticamente editate.

La ricerca con l’editing, infatti, persegue obiettivi come la tolleranza alla siccità e la riduzione delle emissioni. Se il tribunale di uno Stato membro chiedesse alla Corte di giustizia dell’Unione europea di esprimersi nuovamente sulla regolamentazione dell’editing genetico, facendo perno su questa argomentazione, si potrebbe superare l’impasse causata dalla sentenza del 2018 che fa ricadere le piante editate sotto la direttiva sugli OGM, con la zavorra di penalizzazioni che questa comporta.

“Finché l’attenzione si concentra sulla valutazione del rischio di introdurre piante geneticamente editate in un sistema noto, non si faranno passi avanti nel confronto; ci sarà sempre ampio spazio per continuare a dire che non ci sono ancora prove di sicurezza sufficienti. Ma cosa succede se cambia il sistema di riferimento? La crisi climatica sta ridefinendo lo status quo ed è, quindi, cruciale per rivalutare il Principio di precauzione”, scrive Garland.

Sarah Garland (Postdoc, The Earth Institute)

“Invece dello scenario tradizionale che contrappone lo status quo rispetto al rischio di un danno, questa situazione comporta di soppesare un rischio rispetto a un altro. In questo caso, sembra che la minaccia incombente sia molto più grande se la tecnologia non viene utilizzata. I cambiamenti climatici sono il contesto chiave necessario per reinterpretare il rischio scientifico valutato con il Principio di precauzione. I cambiamenti climatici forniscono anche il contesto per spostare il discorso politico sull’editing genetico. L’attivismo per il clima in Europa sta guadagnando decisamente forza, come dimostrano i movimenti giovanili a cominciare da Fridays for Future. Posizionando accuratamente la ricerca e lo sviluppo dell’editing genetico come parti essenziali della scienza relativa ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità si potrebbe cambiare la prospettiva dei cittadini attenti al clima, aprendo la porta all’accettazione politica”.  

E ancora: “Difendere strenuamente lo status quo ambientale non funziona quando lo status quo sta cambiando. I cambiamenti climatici sono uno stimolo ad assumersi un rischio politico sull’editing genetico. L’urgenza del cambiamento climatico deve essere considerata in tutte le discussioni attuali e future sull’editing genetico in Europa. Forse non è necessario coltivare immediatamente colture geneticamente editate, ed è essenziale sviluppare strategie integrate che coinvolgano le biotecnologie insieme ad altre buone pratiche per garantire un uso responsabile. Tuttavia, è fondamentale anche essere in grado di preparare questi strumenti. Di fronte ai cambiamenti climatici, la velocità relativa del processo di editing genetico sarebbe un netto vantaggio nell’affrontare una situazione in rapida trasformazione. Ma soprattutto, la realtà della scienza è che lo sviluppo di un prodotto può essere veloce solo se la ricerca di base è già stata fatta: i genomi devono essere stati accuratamente sequenziati, i geni bersaglio identificati, e l’efficienza dell’editing confermata. Le modifiche normative devono essere apportate in anticipo per garantire che la tecnologia esista quando sarà necessaria”.

CRISPeR Mania è d’accordo con l’autrice del paper che “Non dovrebbe esserci dissonanza tra coloro che sostengono le politiche che promuovono l’azione per i cambiamenti climatici e quelli che sostengono l’uso dell’editing genetico in agricoltura. Le due cose vanno mano nella mano. È ora che il discorso pubblico e la politica riflettano questa verità scientifica”.

Auspichiamo dunque che qualcuno segua la strada indicata in chiusura da Garland: “La nuova interpretazione del Principio di precauzione qui presentata potrebbe consentire agli Stati membri di agire rapidamente per portare un nuovo caso relativo all’editing genetico davanti alla Corte di giustizia europea e, infine, per sostenere un cambiamento legislativo più ampio, garantendo che le politiche dell’Unione europea abbraccino la scienza e diano la priorità a una prosperità duratura per la popolazione”.

L’articolo, intitolato “EU policy must change to reflect the potential of gene editing for addressing climate change” è lungo e articolato, e merita di essere letto per intero. A seguire trovate la traduzione in italiano.

l cambiamenti climatici sono una delle maggiori sfide che si trova ad affrontare questa generazione. L’agricoltura contribuisce notevolmente all’emissione di gas serra ed è anche gravemente influenzata dagli effetti del climate change (Mbow et al., 2019). L’editing genetico delle piante è ampiamente riconosciuto come un potente strumento per aiutare i sistemi agricoli a diventare meno distruttivi e più resilienti (Zaidi et al., 2019). L’attuale ricerca sull’editing genetico si concentra sulla mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, sviluppando tratti che mirano a ridurre gli input nocivi e a garantire che le piante coltivate possano crescere in condizioni ambientali avverse (Zaidi et al., 2019). Il potenziale trasformativo di innovazione dell’editing genetico è stato riconosciuto con l’assegnazione del Premio Nobel per la Chimica 2020 a Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna “per lo sviluppo di un metodo di editing genetico”. Il comunicato stampa ufficiale ha menzionato come la loro tecnologia abbia permesso ai ricercatori di “sviluppare colture che resistono a muffe, parassiti e siccità “, tratti essenziali per garantire un’agricoltura di successo di fronte ai cambiamenti climatici (Comunicato stampa: Premio Nobel per la chimica, 2020). Tuttavia, l’Unione europea (UE) ha preso la controversa decisione di limitare pesantemente l’uso dell’editing genetico (Wight, 2018) nonostante sia una regione attenta al clima (Commissione europea, 2020). Dopo l’assegnazione del Premio Nobel, l’European Plant Science Organization ha rilasciato una dichiarazione invitando i responsabili politici a rivedere la regolamentazione europea dell’editing genetico, sostenendo che questa tecnologia sarà essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e per muoversi verso un sistema alimentare “rispettoso dell’ambiente” (EPSO, 2020). Il cambiamento della politica dell’UE sull’editing genetico dipende da una rivalutazione del Principio di precauzione, un concetto “utilizzato dai decisori per la gestione del rischio”. Questo articolo sostiene che questa interpretazione è scientificamente necessaria e politicamente possibile a causa degli effetti incombenti dei cambiamenti climatici e dell’intensificazione dell’attivismo europeo per il clima. In contrasto con il processo transgenico di modificazione genetica in cui un gene estraneo viene inserito nel genoma della pianta coltivata, l’editing genetico rende possibile generare mutazioni mirate con precisione nel genoma stesso della pianta. I prodotti derivanti da questo tipo di editing genetico contengono solo le mutazioni mirate e nessun materiale transgenico; in teoria tali mutazioni potrebbero essere generate da altre tecniche di mutagenesi o potrebbero anche sorgere come mutazioni spontanee in natura (Group of Chief Scientific Advisors, 2018). È stato dimostrato che l’editing genetico nelle piante è estremamente specifico, comporta infatti molte meno mutazioni indesiderate rispetto ai metodi convenzionali (Graham et al., 2020). Inoltre, il DNA del prodotto vegetale ottenuto può essere completamente sequenziato per confermare le mutazioni presenti prima di essere rilasciato sul campo. In termini di regolamentazione, sarebbe impossibile rilevare la differenza tra una pianta geneticamente editata e una pianta prodotta tramite altre tecniche di mutagenesi o breeding convenzionale (Group of Chief Scientific Advisors, 2018). Il progresso della tecnologia CRISPR-Cas9 (Jinek et al., 2012) ha reso possibile effettuare mutazioni mirate in più posizioni del genoma, permettendo di esplorare con l’editing genetico anche tratti multigenici complessi. La Direttiva del 2001 sugli organismi geneticamente modificati (OGM) (Parlamento europeo, 2001) è il documento legale fondamentale sulle biotecnologie agrarie nell’UE. Basata sul principio di precauzione, stabilisce una regolamentazione rigorosa per la valutazione del rischio, da eseguire caso per caso prima che un OGM possa essere rilasciato. Il Principio di precauzione, utilizzato in situazioni “dove le informazioni scientifiche sono insufficienti, inconcludenti o incerte e dove ci sono indicazioni che i possibili effetti sull’ambiente, o la salute di uomini, animali o piante possano essere potenzialmente pericolosi”(Commissione europea, 2000), ha lo scopo di mantenere lo status quo invece di consentire situazioni che potrebbero causare danni. Il Principio di precauzione è radicato nella scienza, dal momento che richiede una valutazione scientifica continua e consente una regolamentazione aggiornata man mano che nuove informazioni diventano disponibili, ma è ugualmente dipendente dalla politica: “La risposta appropriata in una data situazione è quindi il risultato di una decisione eminentemente politica, in funzione del livello di rischio che è ‘accettabile’ per la società su cui è imposto il rischio”(Commissione Europea, 2000). Recentemente il crescente interesse per il potenziale dell’editing genetico ha portato al centro del dibattito un’esenzione prevista dalla direttiva OGM. L’esenzione afferma: “Questa Direttiva non dovrebbe applicarsi agli organismi ottenuti attraverso alcune tecniche di modificazione genetica che sono stati utilizzati in modo convenzionale in numerose applicazioni e hanno una lunga storia di sicurezza”(Parlamento Europeo, 2001). La mutagenesi è compresa fra tali metodi; questo consente un accesso non regolamentato al mercato dei prodotti generati con tecniche come la mutagenesi casuale indotta da agenti chimici e da radiazioni, di cui esistono oltre 3.275 varietà in almeno 220 specie di piante che sono state rilasciate per la coltivazione (FAO/IAEA, 2018). L’interpretazione dell’esenzione della mutagenesi è diventata oggetto di analisi quando alla Corte di giustizia europea (CGUE) è stato chiesto se le colture geneticamente editate, classificate sotto la dicitura “nuove tecnologie di breeding vegetale” (NPBT), dovessero essere considerate esenti.

In risposta, la Corte di giustizia ha stabilito che le colture editate geneticamente non sono coperte dall’esenzione relativa alla mutagenesi e pertanto dovrebbero essere regolamentate come OGM (CGUE, 2018) anche se i prodotti risultanti fossero tecnicamente indistinguibili dai prodotti generati tramite tecniche di mutagenesi esenti. Sulla base del Principio di precauzione, la Corte ha ritenuto che la tecnologia di editing genetico ponesse troppi rischi, citando come fonti di preoccupazione lo sviluppo di colture resistenti agli erbicidi, su cui ci sono controversie, e la velocità del metodo di editing genetico. La sentenza non ha messo fuori legge i prodotti geneticamente editati; ha chiarito che la procedura di approvazione sarebbe la stessa di altri OGM. Tuttavia, a causa dell’elevato costo del processo di regolamentazione e del numero di Stati membri che hanno individualmente vietato gli OGM, si è tradotta concretamente in un divieto di sperimentazione e utilizzo dell’editing genetico nell’UE. Il disaccordo della comunità scientifica si è fatto sentire. Gli scienziati sono apparsi frustrati per l’apparente mancanza di consultazione scientifica, preoccupati per gli ostacoli alle scoperte future e allarmati per le ripercussioni economiche sulla comunità scientifica europea (Wight, 2018; VIB, 2018). Il Gruppo dei principali consulenti scientifici della Commissione europea ha risposto alla sentenza (Group of Chief Scientific Advisors, 2018), sottolineando che i prodotti geneticamente editati non solo non rappresentano un rischio maggiore rispetto alle tecniche esentate, ma sono “potenzialmente più sicuri dei prodotti della mutagenesi casuale. ” Hanno affrontato specificamente le preoccupazioni della Corte, spiegando che le colture resistenti agli erbicidi possono essere sviluppate con tutti i metodi di mutagenesi, anche con il breeding convenzionale, e che le caratteristiche dei prodotti sono più indicative in materia di sicurezza rispetto alla velocità con cui sono stati sviluppati. Il messaggio scientifico è solido. Ma non è sufficiente a spostare l’interpretazione del Principio di precauzione. Finché l’attenzione si concentra sulla valutazione del rischio di introdurre piante geneticamente editate in un sistema noto, non si faranno passi avanti nel confronto; ci sarà sempre ampio spazio per continuare a dire che non ci sono ancora prove di sicurezza sufficienti. Ma cosa succede se cambia il sistema conosciuto? La crisi climatica sta ridefinendo lo status quo ed è, quindi, cruciale per rivalutare il Principio di precauzione. L’Europa non potrà concedersi a lungo il lusso di vietare l’editing genetico. Le condizioni ambientali precarie, la diffusione di malattie e la migrazione di parassiti metteranno in pericolo l’agricoltura europea, secondo la relazione dell’UE su “Adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute umana, animale e vegetale ”(European Commissione, 2013). È significativo che il rapporto abbia utilizzato la stessa formulazione della definizione per il ricorso al Principio di precauzione. La sezione del rapporto su come reagire ai probabili danni alla salute delle piante conclude: “Le biotecnologie possono essere utilizzate per sviluppare varietà di colture resistenti agli insetti nocivi (es. piralide del mais) e alle malattie delle piante (es. virus o funghi) o più tolleranti allo stress idrico o ai terreni degradati. La legislazione dell’UE sugli OGM fornisce un quadro completo per valutare queste piante in relazione ai rischi per la salute e per l’ambiente, prima che siano autorizzate all’immissione sul mercato. Questo tipo di colture potrebbe rientrare nella gamma di opzioni messe a disposizione degli agricoltori per affrontare i rischi emergenti per la salute delle piante legati ai cambiamenti climatici”(Commissione europea, 2013). Questo rapporto è stato pubblicato nel 2013. Il rivoluzionario metodo CRISPR-Cas9 è stato scoperto solo nel 2012, quindi è probabile che l’editing genetico non sia stato preso particolarmente in considerazione. L’editing genetico si è già dimostrato utile per produrre tratti adattivi come la resistenza alle malattie e la tolleranza alla siccità in varie colture [ad esempio (Nekrasov et al., 2017); (Shi et al., 2017)]. I ricercatori stanno anche cercando di affrontare le cause dei cambiamenti climatici utilizzando l’editing genetico per ottimizzare la capacità delle piante di catturare l’anidride carbonica nell’atmosfera e immagazzinarla (Popescu, 2019). È ben noto che i sistemi agricoli saranno più danneggiati dai cambiamenti climatici nelle regioni in via di sviluppo, in cui l’insicurezza alimentare è già prevalente, in confronto ad aree come l’UE (Bathiany et al., 2018; IOM e UN-OHRLLS, 2019). Le decisioni sulla regolamentazione dell’agricoltura nell’UE influenzano direttamente l’accettazione o il rifiuto delle tecnologie come l’editing genetico in questi paesi vulnerabili a causa della percezione del rischio e delle pressioni commerciali (Zaidi et al., 2019). È importante che le decisioni siano prese a beneficio dell’UE e nel rispetto della comunità globale. Il rischio per la salute umana, animale, vegetale e ambientale deve essere considerato in conformità con il Principio di precauzione. Non valutiamo il rischio aggiuntivo di impiegare l’editing genetico in confronto al rischio sostanziale che i cambiamenti climatici danneggino l’approvvigionamento alimentare globale, se rifiutiamo l’editing genetico come strumento per contribuire ad affrontare la sfida. Invece dello scenario tradizionale che contrappone lo status quo rispetto al rischio di un danno, questa situazione comporta di soppesare un rischio rispetto a un altro. In questo caso, sembra che la minaccia incombente sia molto più grande se la tecnologia non viene utilizzata. I cambiamenti climatici sono il contesto chiave necessario per reinterpretare il rischio scientifico valutato con il Principio di precauzione. I cambiamenti climatici forniscono anche il contesto per spostare il discorso politico sull’editing genetico. L’attivismo per il clima in Europa sta guadagnando decisamente forza, come dimostrano i movimenti giovanili a cominciare da Fridays for Future (Fridays for Future; Irfan, 2019). Posizionando accuratamente la ricerca e lo sviluppo dell’editing genetico come parti essenziali della scienza relativa ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità si potrebbe cambiare la prospettiva dei cittadini attenti al clima, aprendo la porta all’accettazione politica. Questo messaggio deve espandersi oltre i rapporti di alto livello e i position paper per avere un potente effetto sul sostegno politico a una rivalutazione dell’esenzione per la mutagenesi. Di recente, membri dei partito dei Verdi tedeschi, un gruppo generalmente noto per posizioni contrarie alle biotecnologie vegetali, hanno dimostrato che questo cambiamento politico è davvero possibile, quando sono usciti dagli schemi e hanno sostenuto l’uso dell’editing genetico delle piante al fine di promuovere gli obiettivi di sostenibilità (Foote, 2020). Sostenere l’editing genetico potrebbe non essere una scelta politica popolare nell’immediato. Predicare la conservazione dello status quo è un’opzione molto più sicura per i responsabili politici e gli attivisti ambientali. Aerni e colleghi spiegano che “la sostenibilità tende ad essere associata alla protezione dal cambiamento più che all’abilitazione del cambiamento. Di conseguenza, sostenere l’uso di nuove tecnologie per affrontare i problemi di sostenibilità potrebbe non essere popolare e quindi rappresenta un rischio politico ”(Aerni et al., 2016). Questo concetto è esemplificato dai gruppi che muovono accuse all’editing genetico e dichiarano di farlo per proteggere l’ambiente, nonostante i rapporti scientifici su come l’editing genetico potrebbe contribuire a mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Non sorprende che la dichiarazione dei Verdi tedeschi a sostegno dell’editing genetico sia stata accolta male dall’establishment del Partito dei Verdi dell’UE e dall’ONG Greenpeace (Foote, 2020). L’UE dovrebbe stare attenta a non seguire, per miopia e paure infondate, un modo radicato di pensare in una situazione in cui c’è una crisi climatica da affrontare e non sono stati sviluppati tutti gli strumenti possibili e necessari per nutrire la popolazione. Difendere strenuamente lo status quo ambientale non funziona quando lo status quo sta cambiando. I cambiamenti climatici sono uno stimolo ad assumersi un rischio politico sull’editing genetico. L’urgenza del cambiamento climatico deve essere considerata in tutte le discussioni attuali e future sull’editing genetico in Europa. Forse non è necessario coltivare immediatamente colture geneticamente editate, ed è essenziale sviluppare strategie integrate che coinvolgono le biotecnologie insieme ad altre buone pratiche per garantire un uso responsabile. Tuttavia, è fondamentale anche essere in grado di preparare questi strumenti. Di fronte ai cambiamenti climatici, la velocità relativa del processo di editing genetico sarebbe un netto vantaggio nell’affrontare una situazione in rapida trasformazione. Ma soprattutto, la realtà della scienza è che lo sviluppo di un prodotto può essere veloce solo se la ricerca di base è già stata fatta: i genomi devono essere stati accuratamente sequenziati, i geni bersaglio identificati, e l’efficienza dell’editing confermata. Le modifiche normative devono essere apportate in anticipo per garantire che la tecnologia esista quando sarà necessaria. Si potrebbe sostenere che questa logica conduca a deregolamentare tutti gli OGM, il che trasformerebbe il dibattito sull’esenzione in una revisione della regola generale. Questo non è il ragionamento presentato in questa sede. La comunità scientifica sostiene in modo schiacciante gli OGM e in effetti questi promettono di essere molto utili per lo sviluppo di tratti legati al clima, ma la valutazione del rischio di un prodotto transgenico è più complessa di quella delle mutazioni editate di cui discutiamo. L’editing genetico rappresenta un’opportunità unica per consentire un’innovazione rapida e precisa senza rischi aggiuntivi rispetto alle tecniche già in uso. Pertanto, un aggiornamento tempestivo della normativa non richiede necessariamente un ripensamento della Direttiva originale sugli OGM, solo un riesame dell’esenzione per la mutagenesi. Nei casi di rinvio pregiudiziale come quello sull’editing genetico, la Corte di giustizia europea risponde a domande specifiche sull’interpretazione del diritto europeo poste dai tribunali degli Stati membri; il contesto della domanda e le prove considerate sono centrali per il risultato. Spiegando gli atti del caso del 2018 sull’editing genetico, Purnhagen (2019) afferma: “poiché il mandato della Corte si limita all’interpretazione dei dati scientifici presentati dinanzi ad essa, in particolare dal giudice del rinvio, la Corte si è successivamente basata sulla valutazione delle NPBT del giudice del rinvio “(Purnhagen, 2019). È importante sottolineare che il materiale del Consiglio di Stato francese [Ndr. l’organismo che si è rivolto alla Corte di giustizia UE] non menzionava neppure una volta i cambiamenti climatici. Il caso era privo del contesto chiave per la reinterpretazione sia scientifica che politica del Principio di precauzione. L’esenzione per la mutagenesi potrebbe essere riesaminata giudizialmente se un tribunale di uno Stato membro rinviasse un altro caso sull’argomento alla Corte di giustizia. Le domande a cui è già stata data risposta in un caso precedente non devono necessariamente essere rinviate alla Corte di giustizia, ma i tribunali degli Stati membri possono farlo a propria discrezione (Cuyvers et al., 2017). Informazioni aggiornate che riflettano il consenso scientifico sulla sicurezza e sul potenziale dell’editing genetico come strumento per combattere i cambiamenti climatici, in combinazione con la crescente volontà politica europea di affrontare i cambiamenti climatici, giustificherebbero una reinterpretazione del Principio di precauzione; un tribunale di uno Stato membro potrebbe essere convinto che il problema non sia stato risolto correttamente e quindi potrebbe essere propenso a deferire un caso pertinente alla Corte di giustizia. Messa di fronte a prove differenti, è molto probabile che la Corte di giustizia cambi la propria interpretazione (Purnhagen, 2019; Wasmer, 2019). Sfidare l’interpretazione dell’attuale esenzione relativa alla mutagenesi è una via praticabile per cambiare la regolamentazione dell’editing genetico nell’UE. A lungo termine, probabilmente, fare affidamento sulle decisioni giudiziarie non è una strategia sostenibile per la regolamentazione dei nuovi metodi biotecnologici che continuano a essere sviluppati. Molti hanno sostenuto l’opportunità di varie modifiche legislative perché la direttiva sugli OGM non è coerente con lo stato attuale delle conoscenze scientifiche [ad esempio (Group of Chief Scientific Advisors, 2018; Wasmer, 2019; Eriksson et al., 2020)]. Sostituire o rivedere in modo considerevole la direttiva sugli OGM potrebbe essere inevitabile in futuro e la reinterpretazione del Principio di precauzione qui presentata sarebbe fondamentale anche per l’elaborazione di una nuova legislazione che tenga in considerazione la gravità dei cambiamenti climatici. Non dovrebbe esserci dissonanza tra coloro che sostengono le politiche che promuovono l’azione per i cambiamenti climatici e quelli che sostengono l’uso dell’editing genetico in agricoltura. Le due cose vanno mano nella mano. È ora che il discorso pubblico e la politica riflettano questa verità scientifica. La Comunicazione della Commissione europea sul Principio di precauzione afferma: “La dimensione del Principio di precauzione va oltre ai problemi associati a un approccio di breve o medio termine ai rischi. Riguarda anche il lungo periodo e il benessere delle generazioni future”(Commissione europea, 2000). La nuova interpretazione del Principio di precauzione qui presentata potrebbe consentire agli Stati membri di agire rapidamente per portare un nuovo caso relativo all’editing genetico davanti alla Corte di giustizia europea e, infine, per sostenere un cambiamento legislativo più ampio, garantendo che le politiche dell’Unione europea abbraccino la scienza e diano la priorità a una prosperità duratura per la popolazione.

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