
La speranza di un cambiamento nelle politiche europee germoglia, a sorpresa, in Francia: le piante editate non sono OGM e vanno regolamentate diversamente, secondo il ministro dell’agricoltura Julien Denormandie. Pochi giorni prima era stato il suo omologo inglese George Eustice a far intravedere una svolta, annunciato una consultazione pubblica e affermando che la Brexit lascia la Gran Bratagna libera di decidere. E in Italia?
Dopo le dimissioni di Teresa Bellanova, l’interim al momento è nelle mani di Giuseppe Conte. Ma prima della crisi di governo, i lavori delle Commissioni agricoltura di Camera e Senato hanno dimostrato quanto sia ancora divisiva la materia delle NBT (New Breeding Techniques) o se preferite delle Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita). Nell’attesa che la Commissione Europea indichi una direzione chiara questa primavera, segnaliamo l’ultimo rapporto sull’editing genomico nelle piante che arriva dalla Federazione europea delle accademie scientifiche (Allea) e contiene anche una sezione sugli approcci normativi. Solo la Nuova Zelanda, secondo il rapporto, applica un approccio simile a quello europeo, strettamente basato sul processo usato anziché sulle caratteristiche finali del prodotto. Al polo opposto troviamo il Canada, mentre altri paesi optano per soluzioni intermedie. Gli Stati Uniti, come abbiamo già spiegato, applicano una sostanziale deregulation quando le NBT vengono usate in modo soft, senza introdurre transgeni.
PS. Cogliamo l’occasione di questo veloce giro del mondo per festeggiare la scelta dei consulenti scientifici del neopresidente americano Biden. Eric Lander dirige l’istituto in cui CRISPR ha mosso i primi passi, imparando a editare il genoma degli organismi superiori: il Broad Institute. Mentre Frances Arnold, premiata con il Nobel per la chimica nel 2018, si è spesa pubblicamente a favore delle biotecnologie in agricoltura, Ogm compresi.