Carcere per le bimbe CRISPR, è giusto?

Il 2019 si è chiuso con la notizia della condanna a tre anni di detenzione per He Jiankui, il ricercatore cinese che ha usato CRISPR per far nascere le prime bimbe con il DNA modificato. Non è chiaro se nel computo sia compreso l’anno già trascorso agli arresti domiciliari da He, che non potrà più svolgere ricerche con embrioni umani e dovrà pagare una multa di 429.000 dollari. Anche due dei suoi collaboratori dovranno scontare una condanna in carcere, ma più breve.

Un paio di grandi nomi della comunità scientifica hanno applaudito la sentenza, che ha l’effetto di scoraggiare eventuali emuli e bloccare ulteriori corse in avanti con una tecnologia che non è pronta per essere utilizzata in modo ereditabile sull’uomo. Il sequenziatore del genoma umano Craig Venter, in particolare, ha twittato: “Plaudo al governo della Cina per i tre anni di prigione comminati allo scienziato che ha eseguito una sperimentazione azzardata”. 

Sullo stesso social l’esperto di editing Fyodor Urnov ha scritto: “Ciò che JK [ndr He Jiankui] ha fatto è CRIMINALE: ha infranto le leggi dell’etica e della medicina, ha messo a rischio delle vite e macchiato un intero settore di ricerca, essendo mosso soltanto dalla sua tracotanza. Il giudizio storico deve essere chiaro: JK non è Jenner. JK è Erostrato e merita l’infamia”. Il ricercatore cinese, insomma, non dovrebbe passare alla storia come quei pionieri che hanno corso grossi rischi o hanno agito in contrasto con la sensibilità etica contemporanea pur di perseguire degli obiettivi scientificamente validi. 

L’ex direttore della Food and Drug Administration Scott Gottlieb ha usato toni più cauti (“La galera non è la punizione giusta ma bisogna stabilire limiti severi”), il suo tweet però si riferiva in modo generico all’editing germinale, non al singolo caso in questione. Una lettura possibile degli eventi è che He sarebbe stato incastrato in modo simile ad Al Capone, per un reato minore, come l’esercizio abusivo della professione medica, e non per l’operazione di editing germinale in sé. Questo paragone è comparso in un tweet di Antonio Regalado, il giornalista che ha fatto scoppiare il caso delle bambine CRISPR oltre un anno fa.

Una difesa esplicita è arrivata solo dal biohacker Josiah Zayner, una figura decisamente controversa. La grande maggioranza degli specialisti, invece, è rimasta in silenzio.

In accordo con la quasi totalità della comunità scientifica, l’autrice di questo blog giudica severamente l’esperimento che ha portato alla nascita di Lulu e Nana, e poi di un terzo bambino geneticamente editato, la cui esistenza sarebbe stata confermata nel corso del processo. Ma risulta difficile rallegrarsi per una sentenza di cui sappiamo tutti troppo poco. Non abbiamo gli atti del processo, non disponiamo di conoscenze approfondite sulla legislazione cinese in materia, non sappiamo in che condizioni He sconterà la sua pena. Non è noto nemmeno se i tre bambini abbiano riportato dei danni a causa dell’intervento genetico.

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