La carica delle piante CRISPR, in campo a tempo di record

SoybeansLe piante il cui genoma è stato corretto con la tecnica CRISPR potranno essere coltivate e vendute negli Stati Uniti senza controlli particolarmente onerosi, come le piante ottenute con le tecniche convenzionali di miglioramento genetico e diversamente dai vecchi OGM. Lo ha ribadito il Dipartimento americano dell’agricoltura dando il via libera all’ultima arrivata, una soia sviluppata dagli stessi ricercatori dell’Usda che tollera bene stress idrici e sale grazie all’inattivazione di due geni (Drb2a e Drb2b). Secondo Nature Biotechnology sale dunque a cinque il numero delle piante figlie di CRISPR già deregolamentate dalle autorità d’oltreoceano.

A fare da apripista era stato lo champignon geneticamente corretto dall’Università della Pennsylvania per non scurirsi quando si ammacca o viene tagliato, ma non è chiaro se questo prodotto arriverà mai sul mercato. Poi è stata la volta del mais a elevato contenuto di amilopectina messo a punto da DuPont Pioneer, ottimizzato per la produzione di addensanti e colle. Si chiama mais waxy e si prevede che debutterà nei campi nel 2020. Più recentemente hanno ricevuto la luce verde una pianta erbacea con la fioritura geneticamente ritardata (Setaria viridis, detta anche pabbio) e una pianta che appartiene alla stessa famiglia del cavolo usata per la produzione di biocarburanti e nell’acquacoltura (Camelina sativa, detta anche dorella), modificata per accrescere il contenuto di omega3. La compagnia produttrice ha deciso di sottoporsi volontariamente allo scrutinio della Food and Drug Administration, come segno di buona volontà. La procedura resta comunque semplificata rispetto a quella a cui devono sottostare gli OGM prodotti con i vecchi sistemi, inserendo geni estranei grazie all’impiego di un batterio vettore. Questo permetterà ai produttori delle piante editate di risparmiare anni di tempo e milioni di dollari di spesa, consentendo anche ai piccoli gruppi di competere con le multinazionali. La speranza degli specialisti è che, rimarcando la differenza rispetto agli OGM anche sul piano regolatorio, i prodotti sviluppati con le nuove biotecnologie di precisione possano ricevere una migliore accoglienza da parte dei consumatori.

Le piante migliorate con CRISPR, insomma, stanno compiendo il tragitto dal laboratorio ai campi in tempi record. Ma la prima varietà editata a essere coltivata sarà probabilmente una soia ad alto contenuto di acido oleico sviluppata con la tecnica TALEN, che è stata inventata prima di CRISPR, e dunque ha qualche anno di vantaggio nell’iter verso la commercializzazione. Se tutto andrà come previsto questa soia, in cui sono stati disattivati i geni FAD2 e FAD3, sarà una realtà commerciale entro la fine dell’anno. L’Europa non ha ancora deciso se far ricadere le piante editate in una categoria diversa dagli OGM, ma nei prossimi mesi dovrebbe arrivare il verdetto della Corte di Giustizia UE, sollecitata a esprimersi dalle autorità francesi. Nei casi in cui la correzione genetica viene eseguita senza introdurre stabilmente materiale genetico estraneo, cambiando solo qualche lettera del DNA già presente, a rigor di logica le piante non possono essere considerate transgeniche, pur essendo indubbiamente geneticamente modificate. Secondo una rassegna uscita su Emerging Topics in Life Sciences, dal 2014 al 2017 sono stati pubblicati oltre 50 articoli peer-reviewed sulle applicazioni di CRISPR in campo agrario. Gli obiettivi più perseguiti risultano il potenziamento della resa, la biofortificazione e la tolleranza a stress biotici e abiotici. Il massiccio impegno della Cina fa sì che il riso sia la pianta più studiata. Al secondo posto si posiziona il mais, grazie alle ricerche svolte soprattutto negli Stati Uniti.

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