
Gli studi sui geni legati alla produttività sono sempre più numerosi, come si vede nel grafico qui sotto. Peccato che i successi ottenuti in laboratorio spesso deludano le aspettative nel mondo reale. Dare la caccia al singolo gene miracoloso evidentemente non basta, serve una visione agronomica e maggiore collaborazione tra competenze diverse. È questo il messaggio che un gruppo di autorevoli ricercatori – genetisti quantitativi, breeder, biologi evoluzionisti e plant scientist – ha affidato alle pagine di Nature in un commento provocatoriamente intitolato “La modificazione genetica può migliorare le rese, ma basta con le esagerazioni”. Ho chiesto un parere in merito a Luigi Cattivelli, che di formazione è agronomo ma dirige il Centro di ricerca genomica e bioinformatica del CREA e ha pubblicato da poco un libro intitolato “Pane nostro”. L’intervista, che spazia dall’importanza delle sperimentazioni in campo all’approccio emergente della selezione genomica, è disponibile su AgriScienza.

La maggior parte degli abitanti del mondo mangia in media 50 piante di grano al giorno. Continuando con i ritmi attuali, la produttività di questo cereale non terrebbe il passo con la crescita demografica e l’evoluzione dei consumi. Per fortuna il grano conserva un potenziale biologico nascosto ancora da sfruttare e ci sono tecnologie emergenti che promettono di velocizzare il miglioramento genetico. A rendere ancora più eccitante la