
Il 2020 era iniziato con grandi aspettative per CRISPR, con le prime sperimentazioni cliniche ben avviate e la sfida per ridiscutere il quadro regolatorio europeo sul miglioramento genetico vegetale. Il CRISPR Journal aveva pubblicato dieci ardite previsioni. Poi è arrivato il nuovo coronavirus a scombinare piani e speranze.
I laboratori non si sono fermati, ma l’agenda di alcuni dei più importanti è stata aggiornata in chiave anti-pandemica. I due luoghi simbolo della tecnologia, Berkeley e Broad Institute, in particolare, si sono reinventati in parte come laboratori di analisi per Sars-Cov2. Diversi gruppi di ricerca hanno sviluppato test rapidi (non solo Sherlock e Detectr di cui abbiamo già riferito, c’è anche questo paper che non avevamo segnalato) e si studiano nuove strategie antivirali, anche con il contributo di CRISPR.
Inevitabilmente, tutti i grandi appuntamenti relativi all’editing genomico sono stati annullati o rimandati: il meeting dell’American Society of Gene & Cell Therapy di Boston, la conferenza FASEB Genome Engineering di Lisbona e soprattutto la CRISPR 2020 di Parigi, che slitta di un anno (le nuove date sono 1–4 giugno 2021).
“Ci incontreremo nuovamente”, scrivono Kevin Davies e Rodolphe Barrangou nel nuovo numero del CRISPR Journal. Il senso dell’editoriale è: anche la CRISPR community è stata colta di sorpresa dalla pandemia, ora diamoci da fare.