Un’immagine vale più di mille parole, e la scienza ha sempre fatto uso di metafore, analogie e similitudini a forte impatto visivo per descrivere concetti e processi che altrimenti sarebbero risultati difficilmente comprensibili. Il dibattito sul potere di persuasione esercitato con questo tipo di strategie comunicative è aperto. Fatto sta che in passato qualcuno si è interrogato sulle conseguenze regolatorie delle scelte lessicali adottate in relazione ad altre tecnologie: internet è un’autostrada, una nuvola o un ecosistema? Ora dunque è lecito ragionare su come convenga rappresentare CRISPR. È il pugno della vittoria che mette i geni KO o la mano di Dio? Un artificiere che disinnesca le bombe genetiche, un meccanico che ripara il genoma, un chirurgo dotato di bisturi?
Meglio dire che è l’analogo della funzione trova-e-sostituisci di word, o magari l’equivalente genetico di photoshop (io preferisco la prima opzione alla seconda). La rivista STAT si è divertita a stilare la classifica delle 10 analogie più usate, dalla peggiore alla più azzeccata. L’evoluzione della tecnica ha reso obsolete alcune immagini: CRISPR non è più soltanto un paio di forbici, perché ad esempio il base-editing e l’editing epigenetico funzionano senza tagliare, e non è nemmeno una semplice gomma per cancellare. Ma l’analogia con il coltellino svizzero multiuso continua a funzionare egregiamente, dal momento che questo attrezzo può essere variamente accessoriato. Spingersi oltre, dando libero sfogo alla fantasia, serve più a divertire che a comunicare, come quando di dice che CRISPR è un ninja-assassin-meets-DNA-editing-tool, un Pac-man che vuole mangiare il DNA, e persino un super cane da riporto. Arrendersi alla pigrizia giornalistica rispolverando le stesse espressioni che usavamo per la vecchia ingegneria genetica, comunque, è il vero vizio di cui liberarsi: possiamo smetterla con la storia che l’editing è un taglia-incolla del DNA?
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