
Un bel dialogo con la bioeticista Chiara Lalli, intorno al mio libro (di cui è uscita l’edizione aggiornata) e all’evoluzione-rivoluzione dell’editing. Il titolo mi piace particolarmente perché, se un magazine come 7 può titolare così, vuol dire che questo strano acronimo sta diventando una parola familiare. Grazie al Nobel, e forse un pochino anche grazie a noi CRISPR-entusiasti.
P.S. la maglietta che indosso in foto è quella della campagna “Give CRISPR a chance” di Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy.
CRISPR Champagne!!! Tutti che festeggiano per il grande successo. Qualcuno porta a casa il Nobel altri si beano delle mille pubblicazioni sulle varie riviste di settore, manager si sfregano le mani perché i titoli delle case farmaceutiche si impennano grazie alle promesse CRISPR. Si celebrano riti di ogni sorta, anche la caccia alle streghe (scienziati borderline) Fuori dai saloni della liturgia una moltitudine di genitori e di pazienti nell’attesa di cure certe, si ubriaca ed annega in un mare di speranza, disillusa dalla lentezza della ricerca.
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Riflessione di Angelo amaramente condivisibile, la ricerca viene sostenuta e velocizzata al massimo solo quando arriva un virus che, causando una pandemia, distrugge l’economia. Allora sì che gli Stati corrono a finanziare pesantemente e sburocratizzare al massimo la ricerca, portando in meno di un anno ai vaccini. Se, per assurdo, domani il cancro (giusto per dirne una… l’elenco è lungo) diventasse contagioso mettendo in ginocchio il mondo come il coronavirus, scommetto che entro un anno avremmo la soluzione.
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Non posso che manifestare solidarietà a chi aspetta nuove cure. Le prime sperimentazioni sono molto incoraggianti, ma perché CRISPR arrivi massicciamente nella pratica clinica bisognerà aspettare.
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