
Il nome non lascia spazio a dubbi. Le doppie eliche enfatizzano elegantemente il concetto. Una scritta in basso chiarisce: “brewed with CRISPR edited yeast”, fermentata con lievito editato con CRISPR. Per essere precisi, lievito lager corretto per prevenire un difetto comune della birra, quella sgradevole nota di burro dovuta alla produzione di diacetile.
Cos’altro c’è dentro alla lattina? CRISPR, 5.2%, è una bohemian pilsner fatta con la tecnica tradizionale dell’orzo maltato a mano, luppolo Saaz, lievito e acqua. Oltre ad essere CRISPR è crisp, nel senso di fresca (viene definita “crisp, malty, helles lager”). Il tocco biotech è merito della Berkeley Yeast, che produce anche lieviti per birra aromatizzati.
Per il momento risulta sold-out, ma la CRISPR della Temescal Brewing non è l’unica birra “editata” in vendita negli Usa, eccone un’altra prodotta dalla Reinvention Brewing: A CRISPR Shade of Blonde (qui sotto in veste Summer of Love #peacelovebeer), 5.3%, con note floreali e fruttate.
Per saperne di più, c’è il paper pubblicato su Nature Communications dai ricercatori di Berkeley e la descrizione del produttore (è la birra numero 3).
