Doudna sull’editing in agricoltura

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Annunciando il meritatissimo premio a Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, Claes Gustafsson, chair del Comitato del Nobel per la chimica, ha citato espressamente l’utilizzo di CRISPR per lo sviluppo di “piante innovative”. Poi il Nobel è stato festeggiato dai media parlando molto delle applicazioni mediche dell’editing genetico e pochissimo di quelle agrarie. Eppure Jennifer Doudna ha detto in molte occasioni di credere che CRISPR potrebbe contribuire a un’agricoltura più sostenibile e lo ha ribadito il 20 ottobre, fresca di Nobel, intervenendo al World CRISPR Day.

Alla domanda su quali siano le applicazioni più promettenti per il futuro dell’umanità ha risposto così: “In agricoltura, la possibilità di affrontare i cambiamenti climatici. Sapete, qui in California stiamo vedendo da vicino gli effetti dei climate change, non è una possibilità futura, è qui ed è ora. Stiamo già pensando, insieme ad alcuni partner, a come usare CRISPR per manipolare i microbi del suolo che influenzano la capacità delle piante di affrontare i cambiamenti climatici. Potrebbe avere un impatto a breve termine e una portata globale”.

L’Innovative Genomics Institute presieduto da Doudna a Berkeley ha un programma dedicato all’agricoltura sostenibile, con 27 progetti di ricerca. A capo del programma c’è Brian Staskawitz, e anche lui ha partecipato al World CRISPR Day per spiegare l’utilità dell’editing per lo sviluppo di varietà resistenti alle malattie.

Nel suo libro “A Crack in Creation”, Doudna scrive che l’editing genomico “apre la strada ad avanzamenti che potrebbero migliorare drasticamente l’alimentazione delle persone e la sicurezza alimentare globale”. Dice che le potenzialità in agricoltura le sono balenate in mente nel 2014, quando un gruppo cinese ha usato CRISPR per alterare le sei copie del gene Mlo nel frumento rendendolo resistente all’oidio. “Un risultato fantastico”.

Quindi prosegue con gli esempi di altre applicazioni: “Nei pochi anni trascorsi dalla sua invenzione, CRISPR è stata sfruttata per editare i geni del riso che conferiscono protezione alla peronospora batterica”, e poi per affrontare altri problemi che affliggono la produzione di mais, soia, patate, arance, banane.

“Gli scienziati sono entusiasti delle possibilità dell’editing in campo alimentare. Ma c’è un elefante nella stanza: produttori e consumatori accoglieranno le piante editate nello stesso modo in cui hanno accolto le piante il cui genoma è stato mutato con raggi X, raggi gamma e mutageni chimici? Oppure le piante editate avranno lo stesso destino degli OGM, che hanno incontrato un’opposizione incredibile, e direi disinformata, nonostante il loro grande potenziale positivo?”

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