La gemella cattiva di Doudna su Netflix

Ho visto la prima stagione di Biohacker, la serie Netflix che narra un’oscura trama a tema biotech. Cercherò di limitare al massimo gli spoiler, per non rovinarvi i colpi di scena di queste sei puntate. Quello che mi interessa, più che altro, sono i personaggi: cosa ci dicono sull’evoluzione dell’immaginario? Quanto c’è di fresco e quanto di scontato nel modo in cui viene raccontata la ricerca nelle scienze della vita?

Cominciamo dalla questione di genere: a dominare la scena sono le donne, nel bene e nel male. Prima fra tutte la Professoressa dell’Università di Friburgo Tanja Lorenz. Sottile ed elegante come Jennifer Doudna, innovatrice e visionaria come l’inventrice di CRISPR. Ma si tratta di un thriller tecnologico, quindi Tanja è la gemella spregiudicata di Jennifer. Si capisce sin dalla prima puntata, quando il primo giorno di lezione esordisce chiedendo agli studenti qual è il futuro della medicina.

No, non è l’intelligenza artificiale né la telemedicina, altrimenti starebbero ad ascoltare un informatico e non una biologa. Terapia genica? Fuochino. Biologia di sintesi? Esatto! Ma di cosa si tratta? Secondo Lorenz è quella cosa che “ci trasforma da creature a creatori” e “rende Dio obsoleto”. La solita esagerazione, vabbè. Da questa premessa è facile capire che l’ambizione di curare l’umanità rischia di ribaltarsi nel suo contrario. Come finirà?

Passiamo alla giovane Mia, che si è iscritta al corso di Lorenz e ha alle spalle una storia dolorosa ammantata di mistero. L’eroina è lei, piena di coraggio e altre virtù. Facendo i compiti, Mia praticamente reinventa il passaggio chiave dell’invenzione di CRISPR-Cas9, proponendo di fondere due componenti in uno per semplificare la procedura. Un colpo di genio improbabile per una studentessa del primo anno, ma ancora una volta vabbè.

Il mio personaggio preferito non è lei, e nemmeno Jasper, il giovane assistente della professoressa, che episodio dopo episodio si rivelerà una figura irrisolta (non voglio dirvi di più). La mia preferita è Chen-Lu. La studentessa cinese di biologia che condivide l’appartamento con Mia, ma è molto più nerd. Risata stramba, figlia unica per via della politica di controllo delle nascite a lungo imposta nel suo paese. Non è vegetariana ma tra i progetti a cui lavora c’è quello per dare sapore di carne ai funghi e relegare nel passato gli allevamenti intensivi, a tutto beneficio dell’ambiente.

Quando Mia deve risolvere in tutta fretta un problema tecnico e produrre un antidoto per salvare non posso dirvi chi, lei tutto d’un fiato risponde: “La risposta alla tua domanda è sì, c’è differenza tra CRISPR in uomini e piante. Alterare il genoma umano è illegale ma, lasciando stare le cellule staminali, è possibile che una terapia venga autorizzata, però ci vuole tempo. Teoricamente potrei costruire la sequenza corretta ma è illegale, perché mi tiri dentro a questa storia!”.

Se vi ho incuriosito, guardatevi il resto: sullo sfondo della lotta tra bene e male ci sono un topo fluo di nome Mendel, delle piante sonore e soprattutto delle pericolosissime zanzare. Nei laboratori veri CRISPR viene usata per combattere le zanzare che trasmettono la malaria, qui però è tutta un’altra storia. E forse è questo il mio più grande vabbè.

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