Un CRISPR test per il coronavirus

Con l’emergenza coronavirus in corso servirebbero test diagnostici rapidi, economici e facili da usare. E CRISPR potrebbe dare una mano. La piattaforma Sherlock è un sistema sensibile e specifico, basato su una variante di CRISPR, che in questo caso non serve a modificare genomi ma a trovare il materiale genetico di virus, batteri o cellule tumorali e suonare l’allarme. Funziona anche per la Covid-19?

Al posto della classica nucleasi Cas9 c’è la Cas13a, che prende di mira l’RNA. Questo blog ne ha parlato nel 2017, quando Sherlock è stato descritto per la prima volta su Science. In quell’occasione era stato messo alla prova con successo con campioni di siero, saliva e urina, identificando i bersagli prescelti tra cui zika e dengue.

Gli autori, tra cui il pioniere di CRISPR Feng Zhang del Broad Institute, avevano spiegato che bastano pochi giorni di tempo per adattare la piattaforma Sherlock a uno specifico bersaglio e un singolo test costa appena 0,61 dollari.

I reagenti possono essere liofilizzati, consentendo una conservazione indipendente dalla catena del freddo, per poi essere ricostituiti rapidamente per le applicazioni sul campo. Funziona come un test di gravidanza, basta immergerlo nel campione e, se il materiale genetico del virus è presente, compare una linea sulla striscia di carta.

C’era da aspettarsi, dunque, che Sherlock venisse adattato per identificare il virus di Covid-19 e le attese non sono andate deluse. Il Broad Intitute e i suoi partner hanno messo il protocollo per identificare il nuovo coronavirus a disposizione della comunità scientifica, ma attenzione: è ancora un test sperimentale, non validato per l’uso clinico.  

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