Xenotrapianti: il paziente con il rene di maiale è tornato a casa

Richard Slayman, credit New York Times

Buone notizie, anche se è ancora presto per festeggiare. Il primo paziente trapiantato con un rene suino geneticamente editato ha lasciato l’ospedale. Dall’operazione al Massachusetts General Hospital sono passate poco più di due settimane ma, secondo quanto riportato dalla stampa americana, Richard Slayman sta abbastanza bene da essere stato dimesso. Incrociamo le dita, dunque, per questo uomo di 62 anni che grazie al suo xeno-rene sembra non avere più bisogno della dialisi.

Prima di lui hanno avuto il coraggio e la possibilità di farsi trapiantare un cuore di maiale due pazienti, entrambi deceduti dopo alcune settimane: David Bennett per un’infezione da virus porcino, Lawrence Faucette per rigetto. Gli specialisti ritengono che il rischio che lo xeno-organo porti con sé qualche patogeno suino possa essere tenuto sotto controllo con migliori pratiche di allevamento e monitoraggio.

Per scongiurare il rischio che il sistema immunitario umano attacchi l’organo animale si usano come donatori maiali geneticamente editati in corrispondenza di un set (più o meno grande) di geni chiave, insieme a terapie farmacologiche anti-rigetto, ma il rischio è sempre in agguato e saranno necessarie storie di successo duraturo prima di poter avviare sperimentazioni cliniche su larga scala (qui avevamo fatto il punto su progressi e sfide).

Utili in questo percorso sono i trapianti da maiale a scimmia e anche i trapianti a scopo di ricerca su persone cerebralmente morte che hanno donato il proprio corpo alla scienza e vengono tenute artificialmente in vita per un tempo limitato allo scopo di studiare la funzionalità dello xeno-organo (questo approccio è stato usato prima per il rene e, più recentemente, per il fegato suino).

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