La scienza di CRISPR traballa? A scovare l’errore ci pensa bioRxiv (con l’aiuto di Zuckerberg)

bioRxivEra il 2 agosto quando Nature ha pubblicato uno studio che ha suscitato clamore su scala globale: i primi embrioni umani editati negli Usa da Shoukhrat Mitalipov. Non è passato neppure un mese, e il 28 agosto quei risultati sono stati contestati su un medium meno blasonato ma in grande ascesa: il sito per la pre-pubblicazione rapida bioRxiv. Qualcosa del genere era successo anche a giugno. Nature Methods aveva pubblicato uno studio che apparentemente dimostrava l’inaffidabilità di CRISPR come metodo di correzione genetica e nel giro di 3 settimane bioRxiv aveva già smontato l’interpretazione dei dati, con due analisi critiche a cui ben presto se n’è aggiunta una terza. Questo sito, insomma, sta riscrivendo una parte della scienza di CRISPR ed è diventato uno strumento di pronto intervento per correggere gli errori che, inevitabilmente, ogni tanto compaiono anche nelle pubblicazioni più rispettate, quelle basate sulla revisione dei pari. Come funziona?

BiorXiv è un archivio digitale di articoli scientifici originali in campo biologico, che non hanno ancora affrontato l’esame della peer-review e dunque possono essere considerati delle bozze (pre-print). Gli unici controlli che vengono garantiti sono uno screening veloce e un check anti-plagio, poi i test di qualità arrivano a valle. Quando gli altri scienziati commentano liberamente e pubblicamente i manoscritti messi online dagli autori, ed eventualmente quando gli autori propongono i propri testi alle riviste peer-reviewed per una pubblicazione con tutti i crismi dell’ufficialità. Nei settori in cui la scienza corre di più, la velocità di disseminazione dei risultati può essere cruciale, dunque bioRxiv viene usato sempre più spesso anche da ricercatori di fama. È quello che è accaduto in entrambi i casi citati per CRISPR, con firme del calibro di  George Church (Harvard) e Maria Jasin (Memorial Sloan Kettering Cancer Center). Il servizio è completamente gratuito, sia per gli autori che per i lettori. È stato fondato nel 2013 presso il tempio della genetica americana, il Cold Spring Harbor Laboratory, e continua a crescere al ritmo di un migliaio di nuovi articoli al mese. Dall’aprile del 2017 può contare anche su una donazione di entità sconosciuta da parte della Chan Zuckerberg Initiative, un progetto da 3 miliardi di dollari lanciato dall’inventore di Facebook e da sua moglie, la pediatra Priscilla Chan, per trasformare le conoscenze scientifiche in opportunità di sviluppo. Questo contributo sta permettendo di rafforzare la piccola squadra che si occupa di bioRxiv (finora c’erano solo cinque persone part-time) e di aggiornare i software open-source per rendere gli articoli più facilmente fruibili. Ovviamente bioRxiv si ispira al successo di arXiv, che da 25 anni offre alla comunità dei fisici la possibilità di pubblicare in modo veloce e informale. Oggi il server della fisica posta circa 9.000 pre-print al mese e per essere mantenuto richiede 1,3 milioni di dollari l’anno. Il fiorire degli archivi pre-print faceva temere che favorendo la circolazione di manoscritti senza il bollino di qualità della peer-review si sarebbe alimentata la produzione di cattiva scienza. Paradossalmente, almeno nel caso di CRISPR, sembra che per ora stia accadendo soprattutto il contrario: bioRxiv è diventato anche un modo per vigilare sulla qualità delle pubblicazioni classiche.

Per chiarire definitivamente l’ultimo caso controverso ci vorrà ancora qualche mese: Nature sta valutando se pubblicare in via ufficiale il testo critico, offrendo la possibilità di una controreplica, ma sappiamo già che ritiene la controversia abbastanza seria da riferirne nella sezione news. La peer-review ha bisogno di tempo per sciogliere i nodi, intanto un pre-print ha suonato il campanello di allarme. Quando un argomento è molto caldo e fa notizia, succede inevitabilmente che molti gruppi provino a cavalcare l’onda e che le riviste scientifiche si contendano gli studi più eclatanti in quel filone di ricerca, magari abbassando gli standard. Solo per restare nell’ambito delle biotecnologie, per esempio, è successo con gli esperimenti sui rischi degli OGM, e anche con tanti lavori sulle cellule staminali le cui preziose proprietà sono state talvolta esagerate. Il rischio che accada anche con CRISPR è elevato, e la possibilità di accorciare i tempi per la discussione dei risultati controversi è, a nostro parere, una buona notizia.

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