Ingegneria o editing. Per l’opinione pubblica fa differenza?

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Il destino delle nuove tecnologie è condizionato dalla loro accettazione sociale. Ha senso, dunque, chiedersi se la metafora dell’editing possa far apparire la nuova tecnica di modificazione genetica CRISPR più rassicurante dei vecchi approcci, facilitandone l’adozione. Alcuni bioeticisti hanno considerato questa idea tanto plausibile da scriverne sull’American Journal of Bioethics, ma si tratta di un’ipotesi ancora tutta da verificare dati alla mano. Un contributo concreto al dibattito arriva ora da uno studio pubblicato su Frontiers in Public Health, secondo cui questo tipo di metafore avrebbe uno scarso impatto sulla percezione pubblica.

Steven Weisberg e i suoi colleghi dell’Università della Pennsylvania hanno sondato l’opinione di quasi 2.500 americani sulle applicazioni umane di CRISPR. Gruppi diversi di persone sono stati chiamati a esprimersi sullo stesso scenario, presentato con parole chiave diverse. Alcuni hanno letto che:

“Recentemente gli scienziati hanno scoperto dei modi precisi, economici e facili per modificare i geni. Questi progressi significano che potrebbero riuscire a correggere i geni che causano malattie come l’emofilia, la fibrosi cistica e il morbo di Huntington. Significa che potrebbero essere in grado di aggiungere geni con un ruolo protettivo rispetto a problemi futuri come il declino cognitivo legato all’invecchiamento o le malattie autoimmuni. Significa anche che potrebbero essere capaci di migliorare i geni per accrescere tratti normali come l’altezza e forse persino l’intelligenza. Anche se i metodi sono in via di sviluppo, ci sono dei rischi. Per gli individui potrebbero esserci conseguenze indesiderate, o potrebbero verificarsi mutazioni inattese. Per la società, si potrebbe arrivare all’eugenetica”.

Altre persone hanno ricevuto un testo con la medesima struttura, ma rielaborato attingendo rispettivamente al vocabolario dell’editing, dell’ingegneria, dell’informatica o della chirurgia. Il verbo modificare dunque è diventato “editare”, “ingegnerizzare”, “hackerare” oppure “operare chirurgicamente”  i geni. L’intervento di correzione genetica così eseguito ha consentito di “effettuare un trova-e-sostituisci”, di “aggiustare”, di “operare un debug” o di “riparare” i tratti del DNA.  Al posto di “aggiungere” sono state testate le seguenti scelte lessicali: inserire, integrare, programmare, impiantare. Il verbo “migliorare”, infine, è stato sostituito con rifinire, ottimizzare, fare l’upgrade, potenziare. Dopo aver letto questo breve testo in una sola delle sue versioni, le persone hanno risposto alla domanda: “Dovremmo fare attivamente ricerca su queste tecnologie?”. Per rispondere hanno assegnato un punteggio compreso fra meno 3 e più 3, scegliendo tra le opzioni: assolutamente no, no, probabilmente no, non sono sicuro/a, probabilmente sì, sì, assolutamente sì. In generale è stato riscontrato un buon sostegno alla ricerca in questo campo, con un punteggio medio di 1,65 (compreso fra le opzioni “probabilmente sì” e “sì”). Come era prevedibile sulla base di precedenti sondaggi su temi tecnologici, alcune variabili demografiche si sono rivelate significative: i conservatori, le donne, gli afroamericani e le persone avanti con gli anni si sono dimostrati più cauti di progressisti, uomini, appartenenti ad altre etnie e giovani. Ma il dato più interessante è che l’uso di una metafora piuttosto che di un’altra (e dunque di un “frame” piuttosto che di un altro, per usare una categoria cara a chi studia la comunicazione della scienza) non ha influenzato il giudizio del campione. Sarebbe utile verificare se l’uso di parole chiave diverse sortisce un effetto maggiore quando gli intervistati sono stati informati delle differenze tecniche tra ingegnerizzare un gene ed editarlo (nel primo caso si ricorre all’inserzione di DNA estraneo in un punto casuale del genoma, mentre nel secondo caso si può modificare il gene difettoso nella sua collocazione originaria, cambiandone le lettere senza incorporare materiale estraneo). Sarebbe interessante anche indagare se usare la parola editing al posto di ingegneria genetica modula la percezione pubblica diversamente quando si parla di piante e alimenti geneticamente modificati anziché di applicazioni umane.

(la foto con la penna è di Alice Breda)

 

2 pensieri su “Ingegneria o editing. Per l’opinione pubblica fa differenza?

  1. Onestamente sono sorpreso che il cambio di vocaboli non abbia sortito effetti sul sentiment delle persone, mi sembra un fatto positivo. Ma forse, come lei dottoressa fa notare, sono altre le parole rilevanti. Editing fa pensare alla correzione di un errore ortografico, istintivamente l’accezione é positiva; ingegneria genetica é un nome con una storia ormai satura di ideologia e sbagliato in partenza perché attinge a concetti istintivamente minacciosi. La prima cosa sarà usare i nomi giusti. Cari saluti

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