Proposta tedesca: la legge sugli OGM non si applichi quando l’editing è minimo

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La legislazione europea sulle piante geneticamente modificate va aggiornata, per restare al passo con le novità dell’editing genomico. Lo ha chiesto il Bioökonomierat, comitato consultivo sulla bioeconomia del Governo federale della Germania, dopo che la Corte di Giustizia UE ha stabilito che anche le tecniche più avanzate di correzione del DNA vanno regolamentate come l’ingegneria genetica. I 17 membri di questo organismo indipendente, creato nel 2009 per volere dei Ministeri della Ricerca e dell’Agricoltura, propongono un approccio differenziato, a seconda dell’entità e del tipo di correzioni genetiche apportate.

Se il prodotto finale non contiene materiale genetico estraneo e presenta solo poche basi editate, allora dovrebbe essere esonerato dagli obblighi previsti per gli organismi transgenici, perché lo stesso risultato potrebbe essere ottenuto con i metodi tradizionali e persino con le mutazioni spontanee. Lo spartiacque proposto a titolo esemplificativo è di 20 basi. Se le lettere del DNA modificate sono più di una ventina, allora il prodotto potrebbe ricadere sotto la legislazione sull’ingegneria genetica. Se l’editing rimane sotto questa soglia, il prodotto potrebbe non richiedere controlli speciali.

Sarebbe comunque possibile regolamentare altri aspetti, concentrandosi sulle caratteristiche finali delle varietà anziché sui metodi utilizzati per produrle. Una pianta resa resistente agli erbicidi attraverso una specifica mutazione puntiforme, in particolare, potrebbe essere valutata sulla base della legislazione sui prodotti agrochimici.

Per quanto riguarda l’etichettatura, secondo l’organismo tedesco, sarebbe opportuno potenziare le certificazioni volontarie, poiché distinguere le piante migliorate con metodi convenzionali da quelle che presentano poche basi editate può essere difficile e talvolta impossibile. Anziché essere obbligati a dichiarare quando i prodotti contengono ingredienti modificati, i produttori sarebbero liberi di certificare come OGM-free quelli che non ne contengono.

Per le piante in cui sono stati trasferiti geni estranei o sono stati compiuti interventi massicci di editing, secondo il Bioökonomierat, sarebbe comunque auspicabile accelerare o semplificare l’iter di approvazione, visto che per ottenere il via libera alla commercializzazione una pianta OGM impiega oltre 15 anni.

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